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Letteratura

PERCHÉ DANTE È IL SOMMO POETA?

Cari amici lettori,

oggi intendo soffermarmi sulla figura del sommo poeta, Dante Alighieri. Cercherò di analizzarne il pensiero poetico e di ragionare intorno a ciò lo abbia elevato a grado di sommo poeta. Dante Alighieri ci conduce assai facilmente verso il mondo del Bello, del Vero, ossia verso quella dimensione che non può esistere e non può essere pensata senza la compartecipazione sostanziale della cultura, intesa come esperienza antropologica. Dante ci insegna che senza bellezza, senza cultura non può esistere coscienza umana. Ecco perché il poeta fiorentino, nel canto XXVI dell’Inferno, al verso 119, scrive: “Fatti non foste a viver come brutima per seguir virtute e canoscenza”. Dante, dunque, non può pensare l’uomo privato della bellezza, della conoscenza, della verità. Le intuizioni antropologiche che strutturano la storia dell’antropologia altro non sono che le teorizzazioni di quanto il sommo poeta avesse divinamente predetto. L’antropologia, difatti, è quella scienza che si preoccupa di verificare il patrimonio culturale dell’uomo. E come non può esistere uomo senza bellezza, così non può esistere antropologia senza uomo. Dunque, non esiste antropologia (cioè, scienza dell’uomo) senza bellezza. La bellezza è prerequisito ontologico perché dell’uomo si possa parlare d’uomo. La critica letteraria definisce Dante Alighieri un poeta stilnovista. Ma cos’è lo Stilnovismo? Lo Stilnovismo è quella corrente poetica, diffusasi in Italia verso la fine del 1200, che assume come proprio topos l’analisi delle condotte umane. O meglio ancora, il Dolce stil novo è da potersi ritenere come una sorta d’apri pista ai tentativi gnoseologici ufficialmente partoriti dall’Umanesimo e dal Rinascimento. Difatti, già con lo Stilnovismo l’uomo acquista una posizione prioritaria rispetto al mondo fenomenico. Per cui, parlando di Dolce stil novo, è giusto esprimersi in termini di poesia antropocentrica. Il topos della poesia stilnovista è l’amore, è l’amor de lonh, quell’amore cioè lontano, latente, che spesso rimane non contraccambiato, divenendo per questo motivo di sublimazione, di catarsi. La prerogativa stilnovista è quella per cui l’uomo conosca se stesso (γνῶθι σαυτόν – nosce te ipsum), è quella per cui l’uomo apprenda i percorsi preferenziali dell’amore (Voi che per gli occhi mi passaste il core – Guido Cavalcanti, sonetto). Nell’esperienza stilnovista, l’uomo-poeta è affiancato dalla figura della donna, la quale è intesa come elemento straordinario con cui la dimensione orizzontale (quella mortale, umana) si congiunge a quella verticale (quella divina, Dio). Beatrice, la donna angelicata, il tramite cioè tra la trascendenza e la caducità. Se Dante è spesso definito come scriba dei, Beatrice è instrumentum dei. La donna ha il ministerium (compito) di condurre l’uomo a Dio. Fatte queste premesse contestuali, adesso cerchiamo di rispondere alla domanda: “PERCHÉ DANTE È IL SOMMO POETA”?

Dante Alighieri è il sommo poeta perché più di tutti ha saputo conservare, nell’esperienza antropocentrica, l’elemento teologico. Abbiamo detto, infatti, che il Dolce stil novo avesse reso l’uomo prioritario rispetto a tutto il mondo estensivo, per cui abbiamo potuto definire la presenza di un qual certo tentativo filo-antropocentrico. La grandezza di Dante è proprio questa: aver saputo congiungere la teologia con l’antropologia, cioè Dio con l’uomo, rifiutando così un’impostazione tutta sensibile ed erroneamente causa sui. Dante ha investigato il potenziale umano sfruttando la nitida ed imparziale prospettiva divina. Tutto questo si sintetizza nel termine entusiasmo. L’entusiasmo, in greco ἐνθουσιασμός cioè Dio dentro, è quella dimensione nella quale accettiamo che Dio muova le nostre azioni. La straordinarietà di Dante, dunque, risiede in quell’entusiasmo con cui ha deciso di esperire tutta la propria esistenza. Nel mondo greco, l’ἐνθουσιασμός era quel momento che precedeva l’atto poietico dell’aedo, del rapsodo, nel quale momento questi si isolava cercando di ricevere l’ispirazione divina. Dante Alighieri ha interiorizzato il proprio ἐνθουσιασμός durante tutto l’arco della sua vita, ritenendola un eterno itinerarium ad mentis Deum.

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