Image default
Arte

LE FUNZIONI DELL’ARTE

Cari amici lettori,

oggi mi soffermerò sulla possibile definizione di ARTE e su quelle modalità con cui essa si renda riconoscibile all’occhio umano. Il concetto di ARTE interseca diversi aspetti e realtà, per cui è bene possederne un’idea il più possibile autentica e non ideologizzata. Difatti, è bene subito chiarire che, con l’ascesa dell’avanguardismo relativista o del relativismo avanguardista, si è arrivati a credere che qualsiasi fatto possa essere definito ARTE, e che quindi ogni operazione umana sia indistintamente tutta incline alla bellezza ed al merito. Una tale visione è certamente falsa e tende ad allontanarsi dalla sostanza dell’ARTE, della bellezza: cioè, dalla verità. C’è più presunzione nell’affermare che siamo tutti artisti o nel dire che non tutti siamo artisti? Ovviamente, la risposta a questo quesito non deve creare un’opzione classista, per cui chi è autenticamente artista si senta superiore a chi non già lo sia. A volte è anche una questione di tempo! La dimensione onestamente artistica richiede preparazione, formazione, studio, sacrificio, rinuncia, impegno, resilienza, ricercatezza, umiltà. Per cui, se vengono meno queste tappe obbligatorie, difficilmente si potrà parlare di ARTE, e difficilmente si potrà ritenere artista una persona che invece ha optato per delle disoneste scorciatoie. Nell’ARTE, nella bellezza, nella verità non esistono scorciatoie, esiste invece un’unica opzione: la via stretta. Ecco, dunque, il motivo per cui il mondo dell’ARTE rimanga un percorso inconsueto, un percorso cioè che conservi i caratteri di una realtà la cui disponibilità non è immediata, giacché non tutti infatti siamo propensi a spenderci oltre l’immaginabile. L’ARTE è non di per se stessa una dimensione elitaria, ma sembra tale perché siamo noi che presumiamo di poterla comprendere anche con un atteggiamento superficiale. Se invece l’ARTE fosse stata di per se stessa esclusiva, allora sì che sarebbe stato giusto considerarla una realtà classista e discriminante. Ma quali sono quelle funzioni che consentono di poter parlare di ARTE? Dobbiamo rifarci al mondo classico greco, dove la τέχνη (tèchne, arte) era giustamente molto più garantita e dove, tentativi esterni di corruzione o di degenerazione, erano imprepensabili. Per i greci l’ARTE aveva una funzione paideutica, cioè formativa, e si muoveva verso una teleologia etica. Difatti, si parla di ἦθος (èthos) dell’ARTE. I greci ritenevano ARTE ciò che avesse rispettato due principi cardini: quello del πείθειν e quello dello ψυχαγωγείν. Il primo aspetto (pèitein) sostanziava un’azione persuasiva, parenetica dell’ARTE; il secondo (psucagoghèin) certificava una collusione di sentimenti, di emozioni, di movimento affettivo. È proprio dall’etimologia di quest’ultimo aspetto-termine (psucagoghèin) che oggi possiamo parlare della funzione psicagogica dell’ARTE, di quella funzione cioè che muove gli affetti, che produce commozione e compassione. Oggi è ancora così? L’uomo contemporaneo tende giustamente ad emozionarsi davanti all’ARTE, alla Bellezza? O è diventato così sensibile da versare lacrime anche per aspetti ininfluenti? – Se fosse vero quest’ultimo quesito, dove sono i risultati della psicoanalisi, la quale avrebbe dovuto strutturare una solida dimensione psico-affettiva dell’uomo, rendendolo perlomeno autoconsapevole, cioè in grado di organizzare le priorità? – L’uomo contemporaneo possiede ancora quella sana serietà con cui vagliare gli accadimenti? O si lascia guidare da quei inutili sentimentalismi emozionali, per cui si è arrivati addirittura a confondere l’Amore con gli umori?

A questi interrogativi ognuno dia la risposta che ritiene essere più coscienziosa, tenendo conto però che, se decidiamo di definirci tutti artisti, dove sono allora oggi quelle personalità che possono senza timore misurarsi con Dante, Michelangelo, Bach, da Vinci, Kant, Galilei? Io credo che l’insano tentativo di orizzontalizzare dinamiche di per se stesse gerarchiche, quindi verticali, abbia prodotto una generalizzata caecitas mentis, per cui non ci si accorga più che accettare consigli da gente inesistente, inconsistente, vuota (gli influencer) sia la follia delle follie.

Ti potrebbero interessare:

SÌ PATRIARCATO, no satana. Femminicidio: pura invenzione.

Andrea di Napoli

VITO MONACO intervista ANDREA di NAPOLI

Andrea di Napoli