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Psicologia

COS’È IL GRUPPO?

Cari amici lettori,

desidero oggi analizzare una tematica molto profonda e al contempo parecchio travisata: la fenomenologia gruppale. Al concetto di ‘gruppo si interessano diverse discipline come la psicologia, l’antropologia, la sociologia, l’economia, le quali cercano di analizzarlo da più prospettive. Secondo l’analisi etimologica di Anzieu e Martin “il significato primario dell’italiano groppo era nodo. I linguisti lo avvicinano all’antico provenzale grop e suppongono che esso derivi dal germanico occidentale kruppa, come matassa arrotolata. Sembra d’altro canto che groupe e croupe abbiano come identica origine l’idea del tondo. L’etimologia ci offre così due linee di forza che ritroviamo durante tutta la riflessione dei gruppi, il nodo e il tondo1”. Dalla definizione di Anzieu e Martin compaiono due termini chiave: il nodo, che rimanda ad una serrata connessione tra più elementi, ed il tondo, figura geometrica che da un lato definisce un dentro ed un fuori, e dall’altro rappresenta per antonomasia il concetto di armonia – inteso come l’ideale a cui aspiri un gruppo -. Superando queste intuizioni, il gruppo, giacché costituito da più individui, risulta appunto essere una pluralità, il luogo per eccellenza nel quale si intersecano e si articolano valenze individuali con processi sociali; nel gruppo, l’individuale ed il sociale trovano la loro integrazione, la loro sintesi. Lo psicologo americano Joseph Edward McGrath ha ritenuto che per poter giungere ad una definizione ‘genuina’ di gruppo occorrano, oltre alla mera presenza di più individui, altri elementi decisivi. Difatti, se è vero che un gruppo è una pluralità di individui, non sempre però un insieme di individui può essere ritenuto un gruppo. Secondo il contributo di McGrath2, il gruppo per essere tale, e quindi distinguibile da un aggregato sociale generico, necessita di interazione e relazionalità tra i membri. Anche Lewin, andando al di là della componente individuale, e seguendo l’impostazione gestaltica, definisce il gruppo come una totalità dinamica “Il gruppo è qualcosa di più, o, per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha struttura propria, fini peculiari, e relazioni particolari con altri gruppi. Quel che costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissomiglianza tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. Esso può definirsi come una totalità dinamica. Ciò significa che un cambiamento di stato di una sua parte o frazione qualsiasi interessa lo stato di tutte le altre. Il grado di interdipendenza delle frazioni del gruppo varia da una massa indefinita a un’unità compatta. Dipende, tra gli altri fattori, dall’ampiezza, dall’organizzazione e dalla coesione del gruppo. […] Il gruppo cui l’individuo appartiene è il fondamento essenziale della sua esistenza, il terreno che gli dà o gli rifiuta ‘status’ sociale, sicurezza, aiuto3. Un ulteriore elemento che spesso viene preso in esame, allorquando si cerchi di dare una definizione di ‘gruppo’, è il numero degli individui che lo andranno a comporre. George Simmel, uno degli autori che si è occupato di studiare il fattore quantitativo del gruppo, parla di: diade, quando il gruppo è composto da due elementi, e di triade, intesa come l’unità sociologica fondamentale. Simmel attribuisce grande importanza all’ingresso di un terzo elemento, giacché nella triade nessun membro possiede più quello ius vitae necisque4 sull’insieme “Il numero tre, in quanto tale, mi sembra produrre tre forme tipiche di raggruppamento che da un lato non sono possibili in presenza di due elementi, e dall’altro con un numero maggiore di tre o sono parimenti escluse o si ampliano soltanto quantitativamente, senza modificare il loro tipo formale5. Aggiungendo alla triade altri individui, si arriva al piccolo gruppo, inteso come quel gruppo costituito da 4 a 10/12 membri – gruppo prototipico -. Secondo Bales, la discriminante di un piccolo gruppo è l’interazione tra i membri – delimitazione qualitativa – “un piccolo gruppo si definisce come un numero qualsiasi di persone impegnate nell’interagire l’una con l’altra durante un incontro faccia a faccia o serie di tali incontri, nei quali ogni membro riceve, di ogni altro membro, un’impressione o percezione sufficientemente distintiva da permettergli, in quel momento o in una discussione successiva, di reagire a ognuno degli altri come persona singola che pure rievoca la presenza dell’altro6. L’interazione faccia a faccia è uno dei prerequisiti attraverso cui poter esperire quel tanto agognato senso di appartenenza ad un gruppo. Nel gruppo, difatti, l’individuo può trovare protezione e motivo di arricchimento personale. Con l’aumentare del numero dei membri, si giunge così al gruppo mediano – da 10/12 fino a 25/30 membri – ed al grande gruppo o gruppo esteso – oltre 30 membri -. Ovviamente, al crescere della dimensione del gruppo diminuisce la coesione del gruppo stesso; motivo per il quale si assisterà alla formazione di sotto-gruppi. Cattel, nel tentativo di dare una propria definizione di gruppo, ha constatato che gli individui tendano ad associarsi per cercare di soddisfare più celermente determinati propri bisogni. Difatti, egli afferma che il gruppo “è un aggregato di organismi in cui l’esistenza di tutti è utilizzata per la soddisfazione dei bisogni di ognuno7, per il quale “la presenza e l’azione di tutti siano necessarie per assicurare a ciascuno, ne sia questi consapevole o meno, determinate soddisfazioni, nel quale dunque l’esistenza di tutti, nelle reciproche relazioni, sia indispensabile per soddisfare qualche bisogno di ciascuno8”. Lo psicologo Brown ha cercato, invece, di dare una definizione di ‘gruppo’ in base alla percezione di chi il gruppo lo osserva dall’esterno “un gruppo esiste quando due o più individui definiscono se stessi come membri e quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra persona9”. La psicologia sociale utilizza il termine ‘entitatività per indicare quel feedback qualitativo che si va costruendo nella sfera percettiva di chi osserva dall’esterno un gruppo. Lo psicologo Muzafer Sherif ha dimostrato che i membri di un gruppo siano tendenzialmente inclini a giudicare positivamente l’operato del proprio gruppo e negativamente l’operato degli altri gruppi10. Per spiegare queste dinamiche, sempre la psicologia sociale prende in prestito da W.G. Sumner i termini ‘ingroup ed ‘outgroup’; secondo il sociologo statunitense, i soggetti identificano con l’ingroup tutti i membri ed i meccanismi interni al proprio gruppo, e con l’outgroup, invece, tutto ciò che non appartenga al gruppo stesso11.

1 ANZIEU, D. & MARTIN, J.Y. (1971). La dynamique des groupes restreints, Presses univ. De France. Trad. it.: ANZIEU, D. & MARTIN, J.Y. (1990). Dinamica dei piccoli gruppi, Roma, Borla.

2 MCGRATH, J.E. (1984). Groups: Interaction and Performance, Inglewood, N.J.: Prentice Hall, Inc.

3 LEWIN, K. (1948). Resolving social conflicts: selected papers on group dynamics. Trad. it.: LEWIN, K. (1972). I conflitti sociali. Saggi di dinamica di gruppo. Franco Angeli, Milano.

4 Trad. it. mia: diritto di vita e di morte.

5 SIMMEL, G. (1908). Soziologie. Duncker & Humblot, Leipzig. Trad. it.: SIMMEL, G. (2018). Sociologia, Meltemi, Roma.

6 BALES, R.F. (1950). A Set of Categories for the Analysis of Small Group Interaction, American Sociological Review, Vol. 15, No. 2.

7 CATTEL, R.B. (1951). New Concepts for Measuring Leadership, in Terms of Group Syntality, SAGE Social Science Collections.

8 CATTEL, R.B. (1961). Psychological Bulletin, 58: 160-74.

9 BROWN, R. (2005). Psicologia sociale dei gruppi, Il Mulino, Bologna.

10 SHERIF, M. (1961). Group conflict and cooperation, Psychology Library editions: Social Psychology.

11 SUMNER, W.G. (1906). Folkways, Ginn and Co.

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