Image default
Musica

CHOPIN, IL POETA DEL PIANOFORTE

Cari amici lettori,

oggi intendo condividere con voi la figura del compositore polacco, Fryderyk Chopin. Quasi tutta la produzione artistica di Chopin è stata dedicata al pianoforte, per cui questa tematica mi è molto cara oltre che assai vicina. La letteratura musicale e musicologica ritiene Fryderyk Chopin un compositore romantico, un compositore cioè che si è saputo ben inserire in quelle dinamiche sentimentali proprie del Romanticismo. Ma perché Chopin lo si può ritenere un compositore romantico? Perché ha avuto l’intuizione di introdurre nella musica quella dimensione più intimistica dell’uomo, ovvero il sentimento, l’animo. La grandezza del compositore polacco risiede nell’aver incluso nel fatto musicale un’esperienza extra-musicale. La corrente romantica prevedeva che la schematizzazione razionale, sistematica ed organicistica propria dell’Illuminismo fosse accantonata, per orientarsi invece con entusiasmo verso una visione più sensibile ed intuitiva. Chopin ha trasportato queste nuove misure in musica, dove il rigore formale di Haydn, Mozart e Beethoven ha lasciato spazio ad una libertà compositiva più malleabile, più morbida, meno strutturale. Nella musica di Chopin il fatto extra-musicale è il vissuto umano, il sentimento e non più quelle astrusità mentali, quelle congetture geometriche che avevano segnato buona parte della produzione compositiva di Johann Sebastian Bach. Difatti, in moltissime opere del maestro tedesco si riscontra un rigore aritmetico esasperato, che sfocia addirittura in quei congegni oggi conosciuti come sezioni auree. Bach era stato capace di rendere musicale una geometria, un’aritmetica, per cui spesso, riferendosi a Bach, si parla di aritmetica della musica, di geometria della musica. Il passaggio dalla compostezza illuminista al sensibilismo romantico ha prodotto delle novità anche a livello di semiologia musicale, cioè a livello di scrittura e di decifrazione delle note sullo spartito. Difatti, le solite quartine di Mozart o Beethoven ed i soliti impianti accordali di dominante e di tonica, propri della musica classica, vengono da Chopin sostituiti con gruppi ritmici irregolari, come terzine, quintine, settimine, e da accordi dissonanti, cioè da tensioni armoniche, le quali movimentano la strutturazione delle varie parti musicali. Tutti questi nuovi elementi grafici, perché appunto trascritti sul pentagramma, evocano l’andamento instabile, irregolare dell’animo umano, il quale è soggetto a variazioni d’umore. Nelle composizioni di Chopin si ascolta il discorso della vita, si assiste al susseguirsi degli avvenimenti esistenziali, si vivono gli intrecci sentimentali degli uomini, si è testimoni delle interrelazioni degli individui. Ecco, dunque, che la scrittura musicale di Chopin, rispetto a quella di Bach o di Mozart, risulta essere più complessa, giacché l’uomo romantico si approccia al mondo, alla vita con maggior complessità. Una complessità che non è risolta, non è spiegata però attraverso lo strumento razionale (la ragione), ma una complessità che rimane tale perché l’uomo difatti è, per dirla con le parole del filosofo Hume, un fascio di percezioni, per cui ogni sua condotta agita cagiona una serie di ricadute su diversi fronti.

L’uomo è complesso, nel senso di ricco, di energico, di vitale. Il romanticismo di Chopin si sostanzia in quella forma strumentale che possiamo definire essere il manifesto delle composizioni romantiche, ovvero il Notturno. La nascita di questa neo-forma strumentale viene erroneamente attribuita a Chopin, il quale invece se ne era appropriato da John Field, compositore irlandese, il quale è stato appunto il primo a comporre Notturni. Il Notturno si va a sostituire alla suite, alla sonata barocca, alla sonata classica, le quali erano state le forme predilette della musica classica e quindi del pensiero razional-illuminista-galante. La forma Notturno si sgancia dal rigore formale classico-illuminista, assumendo invece i caratteri di una forma libera, di una forma cioè non delimitata da dogmi musicali e musicologici. Il Notturno, proprio per la sua non costrizione formale, consente a chi ne fruisca di poter esperire dimensioni idilliache, oniriche, metafisiche, cioè dimensioni che superano la contingenza del reale. La forma Notturno è la manifestazione della rottura avutasi tra la concezione illuminista, quindi razional-geometrica filo-apollinea, e la concezione romantica, cioè filo-dionisiaca dello Sturm und Drang. Chopin rimane il poeta del pianoforte perché la sua musica è una musica che parla al cuore, è un’eterna melodia che evoca sentimenti, affetti, vissuti, dolori. Per cui, un animo nobile, cioè un animo coscienziosamente umano, di fronte ad essa non può rimare impassibile, freddo, distaccato. L’unico sentimento sano che può scaturire dall’ascolto della musica di Chopin è la compassione, il sentirsi cioè compartecipe di una sorte potenzialmente comune, condivisa.

Ti potrebbero interessare:

COS’È LA MUSICA? Implicazioni pedagogiche

Andrea di Napoli

LE 32 SONATE PER PIANOFORTE DI BEETHOVEN: CAPOLAVORO INTROSPETTIVO

Andrea di Napoli